Insetti ispirano una nuova AI capace di vedere e ascoltare
Come il cervello degli insetti cambia lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale
Un nuovo orizzonte si sta aprendo nel campo dell’intelligenza artificiale, grazie a un’ispirazione inaspettata: il sistema sensoriale degli insetti. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Liverpool, guidato dallo psicologo Cesare Parise, ha progettato un modello di intelligenza artificiale che replica la naturale capacità degli insetti e degli esseri umani di integrare suoni e immagini. Questo modello rappresenta una svolta significativa, perché si avvicina a un modo di percepire la realtà diverso da quello dei computers tradizionali, più vicino al funzionamento del cervello umano.
Alla base del progetto c’è una funzione cerebrale scoperta originariamente negli insetti, adattata successivamente per la simulazione sui dati audiovisivi reali come filmati e tracce sonore, andando oltre la semplice elaborazione di dati astratti. I tradizionali modelli computazionali, infatti, sono puramente teorici e spesso incapaci di operare su stimoli complessi e reali come quelli che percepiamo quotidianamente. Il nuovo modello di Parise si basa invece su una rete di “rilevatori di correlazione” che lavorano su una griglia audiovisiva. Questo approccio permette di riconoscere connessioni e corrispondenze tra suoni e immagini analizzando come questi segnali si sviluppano nel tempo e nello spazio, simulando accuratamente ciò che accade nel cervello quando, ad esempio, vediamo una persona parlare e sentiamo la sua voce.
Questo meccanismo è lo stesso che ci permette di sperimentare illusioni sensoriali come l’effetto McGurk, in cui una discrepanza tra audio e movimento delle labbra crea una nuova percezione, o l’illusione del ventriloquo, dove la nostra mente attribuisce erroneamente l’origine di una voce. Studiare questi fenomeni era una delle domande cruciali delle neuroscienze e, finora, i modelli matematici classici non erano riusciti a riprodurli in modo efficace e realistico.
Applicazioni pratiche e potenzialità del modello ispirato agli insetti
Questa rivoluzionaria rete AI può aprire le porte a una gamma di applicazioni estremamente ampia. In primo luogo, sistemi basati su questa architettura promettono una migliore comprensione e una più naturale gestione delle interazioni tra uomo e macchina. Ad esempio, software di riconoscimento vocale e visivo potranno offrire interfacce multimodali più potenti, capaci di interpretare correttamente le intenzioni delle persone attraverso la sincronia tra ciò che dicono e come si muovono. Pensiamo alle videoconferenze, dove l’abbinamento preciso tra labiale, voce e gestualità ridurrà i fraintendimenti, oppure alle app di traduzione automatica che potranno offrire risultati più realistici allineando meglio interpretazione delle immagini in tempo reale e sintesi del parlato.
Inoltre, il nuovo modello ha implicazioni rilevanti nell’ambito della sicurezza e della sorveglianza, dove serve processare in contemporanea audio e video per riconoscere comportamenti sospetti o anomali, e nell’audiovisivo per migliorare le esperienze di realtà virtuale o aumentata. Un ulteriore scenario riguarda la robotica: robot sociali e domestici, dotati di questa capacità, potranno percepire lo spazio e le persone con una naturalezza molto più umana, comprendendo dove dirigere l’attenzione e come reagire in modo più sofisticato a stimoli multisensoriali complessi.
Un passo in avanti verso intelligenze artificiali più ‘umane’
Un punto di forza del modello ispirato al cervello degli insetti è la scalabilità: può essere allenato sia su piccoli set di dati che su ambienti complessi e dinamici, mantenendo efficienza energetica e rapidità di apprendimento. Il lavoro del team di Liverpool rappresenta uno degli esempi più avanzati e promettenti nella convergenza tra neuroscienze e informazioni digitali, mostrando come lo studio delle forme di vita più semplici possa generare innovazione nei campi dell’informatica e dell’intelligenza artificiale avanzata.
In conclusione, la fusione fra discipline — neuroscienze, psicologia, informatica — si dimostra ancora una volta la chiave per superare i limiti delle tecnologie attuali. Questo filone di ricerca, oltre a generare risultati accademici di interesse planetario, spingerà le aziende verso la creazione di prodotti più intuitivi, sicuri, accessibili, capaci di interagire in modo immersivo e personalizzato con ciascun utente. La visione finale è quella di una “AI sensoriale”, in grado di adattarsi e apprendere dal reale come fanno gli esseri umani e, sorprendentemente, anche gli insetti: minuscoli maestri dell’adattamento e della percezione.
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